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Cantami un tango in yiddish

Gabriela Soltz - Oy'Vey
Prezzo libro: 15 € 14,25 € - 5%

Entrando in casa di mia nonna, da bambina, sentivo spesso una musica arrivare dal salotto; ricordo perfino la copertina del disco, che ritraeva un anziano signore con la barba rossiccia e in particolare la bellissima canzone "Oyfn pripetshik" di Mark Warshawsky, che è rimasta nitida nella mia memoria.
I miei nonni parlavano fra di loro in yiddish, specialmente quando non volevano farsi capire da noi, oppure quando si ritrovavano con gli amici ai giardini per giocare a domino.
Quando chiesi a mia nonna, che era nata in Crimea, di insegnarmi il russo, mi disse che non avrebbe mai più parlato quella lingua: il suo odio per i russi era quasi paragonabile a quello che provava per i tedeschi. Ricordo che quando seppe che sarei emigrata in Europa, mi scongiurò di non andare mai in Germania. Era inutile farla ragionare, su questo argomento era irremovibile!
In compenso mi disse che mi avrebbe insegnato lo yiddish: ma che me ne facevo io di quella lingua di vecchi ebrei? Adesso che lei non c'è più provo invece un forte rimpianto, e vorrei riallacciare quel legame attraverso le musiche che l'hanno accompagnata durante la vita.
La scelta di questo percorso musicale (klezmer, Yiddish, Tango) rappresenta la sintesi di un lungo viaggio, quello che fecero i miei nonni, fuggendo le persecuzioni, i pogrom, la miseria.
Le diverse tappe musicali li seguono da vicino nelle loro partenze dalla Bessarabia, dalla Polonia, dalla Russia e dalla Crimea, durante la sosta che fece mia nonna in Turchia, fino all'arrivo a Buenos Aires, dove si incroceranno infine le loro vite e le loro storie. Ed è così che il mio nonno polacco sposa la mia nonna della Georgia e il mio nonno della Bessarabia la mia nonna russa.
Nonostante le provenienze diverse tutti parlavano lo yiddish, lingua di fusione nata sulle rive del Reno intorno al IX-X sec. e poi diventata la madre lingua degli ebrei dell'Europa Orientale.
I brani della tradizione yiddish presenti in questo CD, descrivono di questa cultura i diversi sentimenti e le diverse vicissitudini che la animano. Klezmer, vocabolo yiddish che in ebraico è composto da due parole: kle - zemer, significa letteralmente strumento musicale. Questa musica rappresenta la fusione fra la componente religiosa alla quale è fortemente legata e l'interazione con il mondo sociale e musicale esterno alla comunità ebraica.
La contaminazione, insita in questo fenomeno musicale, appare chiaramente all'ascolto, facendoci arrivare l'eco di altre tradizioni musicali, come quelle arabe, turche, ucraine e zingare.
Buenos Aires, ultima tappa di questo viaggio, rappresenta, nel bene e nel male, la lenta assimilazione che vivranno questi e altri immigrati. Gli ebrei, che costituivano la quarta componente etnica di Buenos Aires, non sono estranei alla nascita e all'affermazione del tango.
Una definizione che trovo molto efficace lo descrive così: "Il tango è la musica di quelli che hanno perso la loro patria, di quelli che vengono da altre parti. Un miscuglio di habanere e condombe dei neri, con la fisarmonica di un figlio di italiani e il violino di un ebreo che ha imparato a suonare nella sinagoga di qualche impronunciabile villaggio della Polonia".
 
Gabriela Soltz
 
 

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